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quando disse «òpera naturale è che uom favella, - ma, così o così, natura lascia - poi fare a voi secondo che v’abbella.» Volendo quindi scoprir la radice di tale stranezza nè potèndosi crèdere che il ricordo de’ buffetti e de’ calci sia amàbile a’ critici, com’era a Rousseau quel del castigo di mademoiselle Lambercier, bisognerà ricercarla e la troveremo fra le astuzie stratègiche. A guisa infatti degli àrabi che coi cadàveri inqulnan le fonti dei loro nemici, mirano i crìtici, cogli autori morti, a spègnere i vivi.

Pur non rièscono. La treggia non caccierà più il carro dal mondo nè il carro la diligenza nè la diligenza il ferroviario convoglio. Il progresso che essi combàttono col tardo archibugio a pietra, loro risponde coi cèleri Vètterli, come lor rispondeva mediante quel rudimentale fucile quand’essi ostinàvansi a maneggiar l’arco e la freccia, e coll’arco quando ancora loro arme era il selcio. La umanità procedette sempre a dispetto d’ogni accademia, d’ogni senato, d’ogni governo. ¡Guài se il passato avesse più forza dell’avvenire! Saremmo tuttora alla lingua dei lupi e degli orsi e ad uno stadio di civiltà affatto corrispondente.

Ma, seppelliti questi morti di hastati, ecco i prìncipes qui consùrgunt ad arma, pùntano il loro