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naloghe, affermo che da tutti i rapporti dei magistrati traspare la convinzione «dello stretto legame — come si esprimeva un Primo Presidente — fra l’educazione della famiglia e la delinquenza giovanile» e la certezza che «infiniti altri casi, oltre quelli che vengono dinanzi all’autorità giudiziaria, rimangono ignoti: sicchè molti fanciulli crescono nei vizî e si abbrutiscono in una famiglia immorale».
Questa immoralità famigliare è più frequente nei centri urbani (come noi osservammo più indietro) e lo dimostra il Presidente del Tribunale di Torino col fatto che di 492 domande di ricovero cui il Tribunale dovette provvedere nel triennio 1900-1902, soltanto 24 riflettevano persone appartenenti a famiglie agricole.
Insieme a queste constatazioni, molti Presidenti lamentano il ritardo con cui vengono eseguite le ordinanze di ricovero, il che — come ben s’intende — toglie ogni efficacia al provvedimento; e appunto per tutte queste ragioni si eleva dai rapporti dei magistrati un ammonimento e un consiglio a riordinare su più salde basi l’istituto della patria podestà, a dare più energica attuazione a certi provvedimenti, a meglio difendere l’infanzia dai pericoli che la minacciano nella stessa famiglia.