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nio 1896-1905: salirono a 179 nel 1906, e a 201 nel 1907; i suicidî di ragazzi al di sotto dei 15 anni, furono in media 8 all’anno nel decennio 1896-1905, salirono a 11 nel 1906 e a 14 nel 1907.
Negli altri paesi europei le statistiche danno risultati presso a poco eguali, che è quindi inutile riferire.
Di fronte a queste cifre, sorge spontanea la domanda tristissima: perchè il fanciullo si uccide? perchè a un’età che la poesia e la rettorica ci dipingono felice o serena o incosciente, si sviluppa quel «tœdium vitæ» che a noi sembra una conseguenza dei dolori e delle preoccupazioni dell’età matura? perchè il bambino sa trovare come un adulto quell’apparente e momentanea energia materiale e morale che occorre per uccidersi e che alcuni gabellano come coraggio, mentre non è in fondo che una viltà?
Sono molte le risposte che si potrebbero dare a queste domande. Mi limiterò, per ora, ad accennare fuggevolmente alle principali.
Anzitutto è un grossolano errore, direi un daltonismo psicologico, giudicare colla nostra psicologia d’uomini la psicologia dei fanciulli.