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za quelle abitudini di convivenza che erano la sorgente dei sentimenti più delicati e più intimi, e staccando, per così dire, i genitori dai figli. Anche a questo proposito, mi sembra inutile recare prove statistiche. Tutti sanno che la delinquenza dei minorenni, e in genere ogni forma di immoralità che circonda l’infanzia, sono assai più sviluppate nei centri urbani e soprattutto nei grandi centri, che non nelle campagne, perchè appunto nei centri urbani non solo urge con più imperiosa necessità il fattore economico che tiene i genitori lontani dalla casa, ma anche perchè l’agglomero, la visione di un mondo bello e ricco, e le conseguenti suggestioni al mal fare, costituiscono un gruppo intricato di fenomeni, l’uno dipendente dall’altro, e che tutti insieme contribuiscono allo sfasciarsi della famiglia.
Così, per cause diverse, ma disgraziatamente eguali nelle loro conseguenze — sia perchè le classi alte vogliono essere più libere nei loro divertimenti, sia perchè le classi inferiori sono costrette dalla necessità a trascurare il nido famigliare — noi assistiamo a un decrescere continuo dell’importanza e del valore dell’educazione famigliare. Questa si va facendo, in tutti gli ambienti, più fiacca; in al-