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sto principio che mi piace ripetere perchè orgogliosamente lo credo un principio di verità:
Ogni fanciullo che delinque non è che la vittima di un delitto che altri, PRIMA, ha commesso verso di lui. Questo delitto commesso da altri verso di lui può essere commesso dai genitori o dalla società, incoscientemente o coscientemente, per malvagità attiva o per indolenza passiva. Ma una colpa indiretta, famigliare o collettiva, è sempre la causa dell’azione delittuosa compiuta da un bambino.
Per questo io avevo detto che ricercare la responsabilità personale del bambino delinquente, studiare i mezzi per correggerlo, era un’opera vana, o per lo meno un’opera secondaria, un’opera postuma. Bisogna anzitutto — se si vuol far opera utile — ricercare le lontane responsabilità collettive, le cause profonde e impersonali della criminalità infantile, e tentar di sopprimerle o almeno di attenuarle.
Completando il mio pensiero e dando ad esso un più energico significato di fronte alla legge, Ersilia Majno aveva scritto: «La delinquenza dei minorenni è la risultante di molte cause. Esse hanno però tutte la radice nel disconoscimento fin dalla nascita del diritto del fanciullo — diritto all’amore, all’educa-