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Sono passati quasi quattro anni, e la Camera dei deputati non ha ancora avuto tempo di tradurre quel progetto in legge. Prova codesta che l’indifferenza già constatata nel pubblico riguardo a certi problemi, è diffusa anche nel Parlamento.
Sarebbe tuttavia ingiusto il non riconoscere che di fronte all’apatia di molti e all’inerzia dei legislatori, sta vigile ed alacre l’energia di alcuni. Oggi, nelle classi colte, è vivissima, per una maggiore coscienza dei proprii doveri sociali, la preoccupazione di riparare ai danni e ai pericoli dell’infanzia materialmente e moralmente abbandonata: oggi si sente e si comprende che la beneficenza deve dirigersi, non già come una volta verso i vecchi e gli ammalati, verso i detriti fatali e inguaribili della società, ma verso la gioventù trascurata e indifesa, perchè essa non formi l’esercito della corruzione e della delinquenza future: oggi insomma si riconosce che la società, la quale ha legislativamente commesso quel primo delitto verso l’infanzia, togliendo al fanciullo ogni diritto nel giorno stesso della sua nascita, deve fare ammenda della sua colpa, e almeno privatamente, con istituzioni di assistenza e di beneficenza, deve proteggere i piccoli paria della vita.
Noi non abbiamo ancora osato modificare