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leggi, e vengono proposti unicamente per addormentare i pochi spiriti inquieti che ostinatamente li chiedono.

Pure, se noi fossimo logici — e la logica è la lealtà del pensiero — noi dovremmo ribellarci contro le strane disposizioni dei nostri Codici, le quali mentre s’informano tutte al principio di responsabilità, violano questo principio quando si tratta del fatto fondamentale della vita umana, la nascita di un figlio.

Il padre e la madre sono per legge irresponsabili di aver messo al mondo un bambino: essi hanno diritto di respingere da sè la loro creatura come cosa spregevole fin dal primo giorno della sua esistenza. Gli articoli 376 e 189 del Codice Civile autorizzano questa eccezione di irresponsabilità, ne fanno anzi una regola assoluta per la maggior libertà degli uomini e per la maggiore tranquillità delle famiglie.

Noi non siamo così semplicisti o così ingenui da credere che basterebbe un progetto sulla ricerca della paternità, per correggere questa illogicità e questa ingiustizia della legislazione: — troppo è grave ed arduo il problema per illudersi di risolverlo con un tratto di penna: — noi abbiamo voluto soltanto constatare che la legge consacra il principio che l’atto di dare la vita a una creatura umana è il solo che