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bligatoriamente questo effetto penale. Ve ne furono 45 in media all’anno, e se si considera che i condannati all’ergastolo sono circa un centinaio, la cifra appare normale, dato che soltanto una parte dei condannati all’ergastolo si trovano in condizioni tali di famiglia da dover subire anche questa restrizione della loro capacità giuridica.
Ma quando la privazione della patria potestà non è obbligatoria per legge, quando cioè è rimessa al criterio dei magistrati, allora noi ci troviamo di fronte ad una indulgenza che non esitiamo a chiamare scandalosa.
Infatti, come appare dal prospetto riprodotto, sono appena 43 (in media) i condannati a più di cinque anni di reclusione che vennero privati della patria potestà, di fronte a circa 2000 condannati alla reclusione per ugual tempo, — a molti dei quali, come osserva giustamente anche il Tami, potevasi — io direi dovevasi — infliggere la suddetta sanzione. Quella cifra troppo esigua di 43 su 2000, rivela una applicazione assolutamente insufficiente del provvedimento, e fa pensare che i magistrati abbiano troppa inutile indulgenza per i genitori e troppo poca pietà per la sorte dei figli.
Ma v’è di più e di peggio.
Dal nostro prospetto appare altresì che sol-