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84 | degli ulivi |
Il venturo ricolto, o inavvertito
Forte premendo colle dita il frutto
230Il dilicato cortice ne guasti.
Vuolsi corre le bache ad una ad una
E con man nei graticci anco riporle;
Ove non giungan queste od altro ingegno
Che può l’arte additar, scotasi lieve
235Il fusto appiedi con leggera canna,
Che obbedïenti lasceranno i rami
Ove siéno mature a picciol scosse4;
Ma violenza non usar nè modi
Rìgidi troppo, nè strisciar le frondi.
240Mentre ferve il lavor, provido sieda
Non lunge il contadin, cui per molt’anni
Sperienza e sapere acquistin nome
D’ottimo giardiniere, e di consigli
Non parco provvedendo ove abbisogni
245Regga il giovine stuolo, e freni in questi
L’ardor soverchio, e sprone ai pigri, incuori
Largheggiando in promesse e parli e gridi.
Così delle api il Re nato all’imperio
Dei piccioli quiriti, affrena e regge
250Lor voglie ed opre. A rintoppar si danno
Le sfesse arnie di queste le più vecchie,
E criano il nido alla futura prole;
Altre l’ingloria razza delle vespe