150Fama è che nasca all’oriental tiranno
E al camuso Etiópe il sacro a Palla
Albero di sestesso, e le deserte
Campagne adombri di spontanea selva.
E come ivi s’impingua appena il frutto 155D’ostico sugo, infuria il cieco vulgo
E prorompe ne’ boschi, e squassa i rami
Con molta forza; le ammaccate bache,
Senza che la corrente onda le asterga,
Commette al vivo sole, o le arrostisce 160Nelle tegghie affuocate, e il tristo cibo
Con molto sale ingoia; e così adempie
L’arbitra fame che al sapor non guarda.
Così dell’olio ignoto a queste è l’uso
Barbariche contrade, o in quanto ci solo 165Arda la notte, e le sdrucciole membra
Dei nerboruti atleti unga e restauri.
Ma la torrita Berecinzia a noi
Dal benefico grembo ogni dovizia
Non sol versava, e di fecondi parti 170D’erbe, di germi il suol fea ricco e bello;
Che di ciascuna pianta e di ciascuno
Seme additava a noi l’uso verace,
Per cui ricca di molti ad altri ignoti
Almi diletti si ricrea la vita. 175Poiché adunque natura ed arte insieme