Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
libro terzo | 69 |
Come adoprar doveasi il ferro, e quando
E come l’increscevol ombra torre
Securamente, diradando i rami
O soverchi o morenti, e come servi
420Da rio morbo la pianta industre taglio
E la ravvivi; indi gli studj ad uno
Ad un narrava del potar; fra quelle
Genti dilette al cielo aurei precetti
Dispensando e consigli: e quindi il ferro
425Pendente a rami abbandonando, sparve
Agli occhi lor la boschereccia diva,
E la fragante dalle membra effuse
Pel consapevol aer celeste ambrosia.
Arditamente allor fu chi la mano
430Stese al donato ferro, e d’ogni infetta
Parte mondando il caro arbor, produsse
A più lunga stagion l’ombre cortesi.
Di villa in villa allor, di terra in terra
Rapido corse del prodigio il grido,
435Ed istrutti i cultor, di più fecondi
Arbor le piaghe medicando e il morbo,
Di padre in figlio, e d’una in altra etade
D’una pianta medesma i frutti alterni
Tradussero per lungo ordine d’anni.
440Ma ronca o scure che tu adopri, il ferro
Terso e lucente nelle man ti splenda,