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68 | degli ulivi |
390Poter che in vita sì bell’arbor serbi
Flebile allor, qual di chi geme, uscio
Arcana voce dalle frondi, e chiara
E palese a mortali occhi dal verde
Cortice emerse una donzella. Al vento,
395Aureo volume, il crin libero scherza
E per l’omero intatto, e per lo petto
Rosee corron ghirlande, e per le braccia;
Stringe un ferro la destra, e poiché amica
La supplice affidò turba smarrita,
400Pace a voi, cominciò; rimedio udite
Onde questo si allegri amato faggio
Cui fato estremo a soggiacer conduce.
Da che Prometeo al sol rapì sua fiamma,
E la terra informò di senso e moto,
405Operosa una forza alternamente
Strugge le cose e riproduce. A voi,
Come tarda vecchiezza irresoluta
Sta sopra, indarno il ciel v’ascolta; a morte
Arte non val, nè forza umana incontro.
410Ma ben dato è dal ciel, se dei mortali
Pietoso affetto delle piante ha cura,
Bello a queste tornar negli ultim’anni
Vigor di giovinezza, e il tronco infermo
Rivestir di novelle amiche frondi.
415Alle attonite genti indi narrava