In pronto avrei, se non che a dir mi sforza
Cura maggiore del potar gli studj. Tu che per senno, e per età prevali 335D’esperîenza agli altri, e studioso
Se’ dell’arte migliore onde si allegra
L’umana vita, tu ne prendi incarco,
Che a folleggiante gioventù non vuolsi
Tanto affidare; e tu gran Dea vi assisti 340Che per lo meglio dell’amata fronde
Non profana la scure alza costui,
Nè irriverenza il move a farti oltraggio.
L’ottimo quindi in un puoi de’ precetti
Compendiar; che indarno io qui le molte 345Opinioni di ridir non curo,
Ravvolgendo tua mente in dubbie ambagi:
Sgombra l’ulivo de’ languidi rami
De’ vizzi e malcrescenti, o secchi, o troppi;
Del vecchiume lo spoglia, e lo dibrusca, 350Acciò che l’aria, e il sole ogni sua parte
Signoreggi dall’alto. Ogni precetto
Quivi entro è chiuso. Utile al tuo lavoro
Zeffiro torna, e mignolar comincia
La primaticcia pianta, e fiorir l’erba. 355Prima adunque che tutte escan le gemme,
Sì tosto il potator tagli e castighi
La soverchia de’ rami inutil selva,