L’effuso sangue largamente all’are
Degli animosi tauri, onde il potente
Con suo orgoglio l’eterna ira si merca. 335Al nume tutelar che veglia e siede
Dell’ulivo al governo, impuro alcuno
Appressar non ardisca, e come all’opra
Bada il cultor di Pallade sdegnosa,
Ed offerte votive a quella indice, 340Non si doni a Lieo, nè Vener tratti;
Che a mondezza di corpo, e a puro core,
E a caste voglie arride; e non lo punga
Altra cura minor, nè turbi il rito
Fretta, e spregiante negligenza; o pena 345Del suo fallir, misero, attenda, e invano
Poi con voti, e con duol seconda e pia
A se Minerva pregherà. Superba
Di grave ira lui fugge, e non gli giova
Propizîar dappoi con voti e prece, 350E con zelo miglior, con più solerte
E di core e di man cura, e d’ingegno
L’indignata Minerva, e in van si adopra.
Ahi! nè fior di beltà, nè giovanezza 8
Contro l’ire giovò della sprezzata 355Pallade, nè l’onor valse del sangue
De’ suoi padri immortali alla donzella,
Che di rara beltà fatta stupendo