Rigoroso le aggeli, e sotto il peso
Della sedente neve affaticati 100Spezzinsi i rami, e il tronco egro si sfenda;
O funesta rubigine, e scortese
Edace nebbia i teneri picciuoli
Aridi faccia, e attossichi la migna:
Quando fra nembo e nembo il sol maligno 105D’occidente ne sguarda, e cade intanto
Conversa in pioggia la malvagia peste.
Spesso la serpe maculata i germi
Rode, e si cava il mal cercato albergo
O l’aprica lucerta, e il rospo informe, 110O la talpa lucifuga, pascendo
L’ime radici, e nel turgido frutto
L’inerte fuco riparando il fora
Non visto, e l’oleoso atro midollo
Depasce e vuota. Adunator di nembi 115Oltre ver l’orse, e dove il sol tramonta
Il torbid’ austro di procella avvolge
Gli eterei campi, e fragorosa cade
Saltellando la grandine sù i tetti.
Niuno argomento allor d’umano ingegno 120Può nel periglio custodir la messe
Che nei campi biondeggia, e nullo schermo
Contro l’ira del ciel puote aver loco.
Miseramente allor preda agl’insetti