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32 degli ulivi

E all’alternar dei dispietati brandi
Videro i tronchi sospirando aprirsi,
E atteggiate di lagrime, e di sdegno
75Donne belle apparir fuor dalle vive
Scorze, nudo a lor colpi il petto offrendo,
E far di se medesme a quelle scudo;
Che la vergin Clorinda, e la fuggente
Armida aveano posto albergo in quelle.
80Per queste si mantien nelle radici
Il prolifico umor, che sorge e passa
Al vertice sublime; a queste è sacra
L’ombra de’ boschi, e aggiransi sinistre
A chi le tocca per le amate frondi.
85Così crebbe non vana e più costante
La fama ognor, che vita avesse e senso
Ciascuna pianta, e la guardasse un Dio.
Giovi noi tal credenza, e la non cieca
Religïon, che di silvestri numi
90Popolò le foreste, onde guardato
Con maggior studio ogn’arbor cresca illeso.
Ma chi pon freno alle tempeste, e stringe
Gli irati venti, e dell’instabil anno
Le meteore volubili corregge?
95Chi l’arbor guarda, se lo perde il cielo?
Spesso cade a vil fine ogni lavoro,
O ch’alto il sole arda le fronde, o verno