Ride negli orti suoi Pomona e Flora,
Ride Cerere e Bacco. A lui risorge
Di novelli piaceri apportatore
L’instabil’anno, e le dissidie, e i mali, 570E l’aspre cure de’ tiranni ride.
Ma dov’è dato omai sì lieti giorni
Trarre al cultor se tutt’arde e divampa
D’aspre liti, e d’error piena è la terra?
Nell’ausonico sen certo non fia, 575Dappoichè venne in servitù condotta
La bella Italia, e termine conobbe
Quell’alto imperio che dal ciel tenea.
I dolci campi suoi son fatti albergo
Di nemico furor, di genti strane, 580Che all’atterrito Eridano, ed a quanti
Suo beato terren rigano fiumi
Tinser l’onda di sangue. All’opre niuno
Di Cerer bada, che le braccia al pio
Lavor formate or trattan l’arme, e invade 585La già bionda ricolta il rio soldato,
E dai fertili paschi, e da le ville
Arse ne caccia il buon cultor, che afflitto
Il civil odio accusa, e i cittadini
In rie discordie avvolti, e il ciel di pianto 590E di gemiti assorda e di querele;
Campo non è cui non impingue umano