Hanno sentore, e morte irreparata
Le assal massimamente ove le aggiunga 230Il greve fiato che continuo move
Dal settentrional polo gelato.
D’ogni studio il primier, d’ogni argomento
Fia la scelta del loco, e della terra;
Nè il dilicato a palla arbor diletto 235Sede otterrà non degna e perigliosa
Ne le valli remote, in ardue vette
Di rio terren, cui borea signoreggia;
Ma ben dove perduto ogni suo primo
Impeto, rotto dagli avversi monti 240Mite si spazia negli ameni piani;
Altrimenti la dea Pallade a schifo
Il loco avendo, dal malposto ulivo
Si toglierebbe. Oltre al durar poc’ anni
Screpola il tronco, e tutta si distacca 245La scorza, e orrende piaghe, e brutte cave
Crearsi io vidi nelle afflitte piante.
Così se ignara man vaga di troppo
Guadagno il dilicato albero pose
Ver l’aperta Malsesine, e il sublime 250Selvoso Baldo, o v’è ripida monta
L’ alpestre Nizza, orrida peste io vidi
Dominar negli Ulivi, e qual raggrinza
La tuberosa scorza, e la dispoglia,