Il buon padre Nettuno, a cui di mano
Tolto è il grave tridente, e a quella stolta 100Cede il secondo impero, e il trono avito;
O che ti piaccia con serena fronte
Visitar le cittadi, e i lieti campi,
Saturnio Giove, e dettar leggi, e l’alme
Ritornare a virtù con nuovi esempi, 105E di speme d’onor le generose
Avvivar de’ gran genj opre sublimi,
Arti, e scienze ristorando, ed armi;
Tu finalmente alla civil salute
Dal chiaro ordin de’ fati, e nell’estreme 110Della cadente etade infauste sorti
A noi concesso, e al declinato mondo,
Tu la diva tua mente a questo intendi
Poetico lavor, che in disadorni
Versi Pieria umil fra i campi, e l’onde 115De’ Cenomani tuoi medita, e parla.
Nè si sdegni la man che il freno or regge
Della terra soggetta, e nel tremendo
Pugno racchiude le mortali sorti
Trattar l’umile falce, e il sarchio adunco 120Nel preparato suolo, onde più lieta
Sorga la pianta dell’Inachia diva;
Che all’Ispano Filippo, ed al Francese
Dall’esule Toscan lodato Sire,