Queste, me noto all’amistà di pochi
Accolsero fanciullo, onde a me nacque 490Dolce l’amor dell’apollinea fronde;
E se la Parca, o degli avversi fati
Poter non si fa incontro al bel disio,
Di più nobili versi a me benigne,
Spero, saranno, e canterò del Prode 495Mio Re, che i forti adima, e con soave
Riso conforta di salir gli umili,
E pel cui nido al par di Creta e Delo
La bellicosa Cirno isola è chiara.
Ma se tosto addivien, come il dimostra 500Labil tempre di corpo afflitto e lasso,
Che il mio capo consacri al re dell’ombre
L’inesorabil Parca, le fredd’ossa
Nel sepolcro de’ miei per te sien poste,
D’amor più che di sangue a me congiunta 505O più de le pupille amata donna.
Spargi il mesto cipresso, e le recise
Chiome al tuo capo: nò voler la tomba
Ornar di lauri, che maligno forse
Alcun porria per scellerata invidia 510Schernir l’estinto, e turbarne il riposo;
Ma del cantato olivo ergi la fronda,
Che di sue pallid’ombre all’umil sasso
Giovando, sacre le reliquie renda