Tacite al letto del pensante vate.
Qual tocca l’arpa animatrice, e canta,
Qual move il plettro, e qual le stelle addita 465E il carro della notte luminoso.
Altra a tragico spirto il ferro ostenta
Tinto di sangue, rivelando i casi,
I vïolati talami, i fraterni
Odj, e le morti scellerate e sozze. 470Altra gli eroi rammenta, e l’inno ispira
Vincitor dell’invidia, o di più miti
Studj accende vaghezza, onde le selve
Fur celebrate con leggiadri versi
Dalle italiche muse, e per cui dolce 475Infrà Esiodo e Virgilio in Pindo suona
Spolverini, Alamanni, e Rucellai. Mentre i voli reggendo alla francese
Aquila invitta, Bonaparte in arme
I troni abbatte, e ai vinti re perdona, 480Questi del sacro a Palla arbor cantai
Rustici avvisi, e di mia verde etade
Il ventesimo terzo anno volgea.
Non invocate ancor le agresti muse
Ai bei colli di Cidno, aurei precetti 485Non isdegnàro a semplici cultori
Per mia bocca dettar, frà queste amiche
Sponde riunovellando il cauto ascreo.