E più dura conviensi opera, e modi
Più vïolenti. Un sopra l’altro imponi,
I tumidi cuscini a cui sovrasti
Di macigni pressura, o del stringente 440Torchio ti vali, e le solute paste
Poni in ranno bollente, che per forza
Di foco avrai dalle più verdi olive
Fino l’ultima stilla, che dall’imo
Della caldaja ai labbri si conduce. 445Non ingombri però mensa di questo
Olio condito cibo; abbialo il grave
Di pelli conciatore, e chi di Pale
I molli doni rassecura, e serba
Il marinato alla stagion più tarda. 450Abbial chi all’arche e alle dorate imposte
Contro i rodenti vermini apparecchia
Abil difesa, e chi servar si estima
Contro il freddo insultar di borea ed austro
Le tavole dipinte all’aere opposte. 455Atto ad usi maggior più ch’io non dico
Nelle dotte lucerne, cui precinge
Verde riparo, a noi arda la notte,
E le insonni vigilie accompagnando
La tacente magione intorno lustri. 460A quel modesto suo pallido lume
Godon le muse, che di se fan cerchio