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libro quarto 91

410Sovra candido lin subito impronti.
Ma perchè di sì lieto umor feconde
Empian le bache a noi gran dogli e vasi,
Niun ricusi suo ufficio, e non isdegni
Trattar con mani delle trite paste
415Addensate ne’ sacchi ogni volume.
Purissim’onda, al cui tepor si agguagli
Il presso latte appena, abbiano vasi
Di piallato castagno, e vi s’immolli
Entro e si stringa colle mani e tratti
420D’ogni parte versando e percotendo
Le contessute maglie. Mollemente
Vedi sprizzar l’olio da quelle e biondo
Galleggiar rigirandosi nell’acqua;
Ch’indi si trae con ricurvati orciuoli
425Gelosamente, e limpido si versa
Nelle marmoree pile, ove deposto
Quanto di morchia avesse o stranio corpo,
All’imo fondo si riposa e purga.
Così di Nizza e d’Aramonte a noi
430Ne’ translucidi vetri olio si reca,
E la feconda Italia in questo affida
Modo migliore e Celtiberia e Spagna.
Ma delle mani al volger tutto ancora
L’olio non esce, che secondo appella
435Isquisitezza di gentil palato;