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E difatti, i movimenti di passare dall’ordine in colonna di squadroni con distanza, all’ordine di colonna serrata1 e viceversa, sono da parata e non da guerra; ove non sarebbe di niuna pratica utilità, anzi pericolosa la marcia in colonna di squadroni con distanza, stante la lentezza degli spiegamenti e la difficoltà delle conversioni, con una fronte così distesa, avendo il nimico in viso.

Il passare dall’ordine di battaglia all’ordine di colonna serrata2, facendo fronte sul fianco mediante la conversione degli squadroni, è ancor più pericoloso, perchè presenta il fianco all’antica fronte, in modo da non potervisi più spiegare con un movimento pronto e simultaneo, se si fosse attaccati durante la sua esecuzione, stante il ristringimento degl’intervalli come avvenne alla cavalleria di Federico II a Molwitz nel 1741.

La cavalleria prussiana comandata dal generale Schulemburg, aveva rotto con isquadroni a destra, per guadagnare il villaggio d’Herrendorff, ove doveva appoggiare l’ala destra. Il generale Roemer comandante la cavalleria austriaca, colto opportunamente e con celerità il vizio radicale di quella evoluzione, si lanciò a briglia sciolta sulla cavalleria prussiana, che fu interamente rotta, sbaragliata ed inseguita3.

La marcia in colonna serrata4 cogli squadroni cotanto fitti ed agglomerati; i suoi cambiamenti di direzione fermi e marciando5; il far fronte dalla parte opposta6, mediante le conversioni di plotone o la contromarcia, — movimento lunghissimo e mai da usarsi in guerra; — la diminuzione della fronte mediante il rompere successivo degli squadroni, e il successivo riordinarsi per riformare la colonna di fronte e da lato7; le sue marcie di fianco8; — sono tutti movimenti,

  1. Vol. 3° del Regolamento, § 1862 al 1867, pag. 265 a 263
  2. Ibid., § 1868, pag. 268 a 269.
  3. Bismark Tactique de la cavalerie, cap. III, pag. 51.
  4. Vol. 3° del Regolamento, § 1875 al 1876, pag. 275.
  5. Ibid., 1877 al 1884 pag. 275 alla 278.
  6. Ibid., § 1885 al 1886, pag. 279 alla 280.
  7. Ibid., § 1887 al 1905, pag. 280 alla 289.
  8. Ibid., § 1906 al 1910, pag. 289 alla 292.