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ma ammesso pure che si presenti, il metodo suggerito ed insegnato dal regolamento sparisce, perchè anche qui d’impossibile esecuzione.
Una stretta consiste ordinariamente in una città o in una borgata cinta da giardini o chiusa da fosse, da siepi o da mura; in un bosco che non dia passaggio che sulla strada; in un argine in mezzo a pantani; in un ponte su fiume largo e profondo, o in una stretta vallata, chiusa da pendici laterali talmente boschive o impraticabili a’ cavalli, che v’obblighino a seguir la strada.
Se la cavalleria rincalza il nimico, cotesti ostacoli saranno occupati da fanteria e bisognerà girarli; ma se càpitano per via, e si tema incontrarsi col nimico allo sboccare, v’è un solo modo pratico, che non ammette speciale evoluzione.
Già s’intende che una truppa di cavalleria che marcia al nimico, all’infuori della sua zona d’azione, è necessariamente piegata in colonna, ed è preceduta da una vanguardia, la quale entra nella stretta e ne osserva la larghezza. Il capo, dopo avergliela fatta passare, facendola sostenere da una truppa proporzionata alla maggiore o minor prossimità del nimico, le fa guadagnar terreno innanzi, e rompendo le suddivisioni della colonna relativamente alla sua larghezza, s’affretta di passarla a gran trotto, e allo sboccare si spiega a galoppo; e si potrebbe così marciare a scaglioni, facendo obbliquare successivamente ogni frazione, per essere in grado d’impegnar l’azione, perchè la cavalleria non ha forza che spiegata in linea.
Io però qui non parlo che di quanto può fare la cavalleria quando ha incontro l’istess’arma; perchè il nemico potrebbe anche fare uso dell’artiglieria allo sboccar dalla stretta, per impedire lo sbocco e lo spiegamento, e allora l’evoluzione della teoria è ancor più impraticabile.
Se poi la stretta fosse molto lunga, e vi fosse pericolo di scontrarsi in essa col nimico, è vantaggioso passarla colla fronte di due plotoni, appartenenti a due diversi squadroni assieme uniti?....