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nuove armi opposte, e troppo assoluto ove si tratta di regolarne la celerità.

Bisogna che oggi una truppa di cavalleria possa fare una corsa di 2 chilometri a galoppo in ragione di 20,250 metri ogni ora, invece di 15,150 come il regolamento stabilisce, e senza affaticar troppo i cavalli. La perdita di qualche ròzza non va tanto guardata nel sottile; — ciò ch’è indispensabile è di avere una cavalleria ardita e mobile, perchè i buoni cavalieri e i robusti cavalli son quelli che assicurano la vittoria.

Corlo XII di Svezia che tanto s’occupò della cavalleria, la faceva squadronare con tanta celerità che nel 1707 schiattarono due cavalli alla rivista d’un reggimento; ma intanto la rese formidabile nelle guerre del settentrione. Sotto Federico II ugualmente, la cavalleria raggiunse la più alta perfezione, pe’ suoi progressi nell’equitazione e nell’istituzione militare, e fu invincibile nel vero senso della parola 1.

La sintesi di tutte le evoluzioni si riduce a queste tre semplici espressioni: — rompere, marciare e formarsi; — ed a questo scopo, movimenti e comandi debbono essere basati sulla necessità di poter fronteggiare d’ogni parte nel modo più semplice e veloce, in ordine prolungato o di combattimento, per assalire il nimico, prevenirlo o evitarlo; perchè la cavalleria è l’arma del movimento e dell’offesa.

Da ciò ne consegue che il numero de’ suoi movimenti utili è per sua natura ristrettissimo; e tuttociò che non contribuisce al suo vero scopo va soppresso, per ricondurla a quei retti principii, la cui utilità non consiste nel maggior numero delle evoluzioni; ma in pochi movimenti rapidi, conbinati in modo di bastare a tutto2.


  1. Bismarck. — Tactique de la cavalerie. Cap. II, pag. 29.
  2. La semplicità delle evoluzioni di guerra costituisce il merito principale della tattica; ma non dà abbastanza nell’occhio ai militari di parata e non fa punto spettacolo. — Aldeguier. Des principes qui servent de base à l’instruction et à la tactique de la cavalerie.