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dell’anzianità, dinanzi a cui l’emulazione e la buona volontà vengon meno; i talenti si spezzano e s’umiliano.

La scherma di spada, sciabola e lancia, è un esercizio che dovrebb’essere incoraggiato, insegnato ed appreso a perfezione; perciò ogni reggimento dovrebbe aver sale, armi e maestri, gratuitamente per tutti i gradi. L’uso della spada vi dovrebb’essere particolarmente insegnato, perchè non si può maneggiare con superiorità una sciabola se non si è versati in tutti i segreti della scherma1; e la lancia, di cui dovremmo specialmente occuparci, prende dalla spada nelle parti più vigorose e più delicate de’ suoi attacchi. Ma poichè la cavalleria combatte a cavallo, un uomo può benissimo maneggiare le sue armi a piedi, ed esserne a cavallo imbarazzatissimo: a piedi non ha dinanzi a sè che l’avversario, il quale possa impedirgli di maneggiar l’arma come più gli conviene; a cavallo, oltre l’avversario che ha dinanzi, deve anche guardare di non toccar la testa, le spalle, la groppa del cavallo e le proprie ginocchia; — tutti ostacoli che nuociono alle varie posizioni da prendere per colpire di taglio o per parare, e non può superarli che con lungo esercizio e molta abitudine a maneggiar le armi stando a cavallo2.


  1. L’uso dei Romani era di ferir di punta. Essi si ridevano di un nimico che gli assaliva col taglio della spada; — tanto poco gli costava la sua disfatta. Difatti i colpi di taglio, per quanto siano vigorosi, di rado riescono mortali, poichè le armi difensive e le ossa preservano le parti più necessarie alla vita. La punta invece per poco ch’entri, può offendere parti nobili e perciò esser mortale. D’altronde non si può colpire di taglio senza scuoprire il braccio e il lato destro; mentre si resta del tutto coperti dando di punta, e si ferisce il nimico prima che abbia tempo di parare. Ecco perchè preferivano i nostri antichi la punta al taglio. — Studi sulle regole militari di Vegezio, cap. XII.
  2. Un’appendice del 1o gennaio 1858, all’ordinanza inglese