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ed avrebbe in tempo di pace 1042 uomini e 611 cavalli; ed in tempo di guerra, un effettivo di 1148 uomini e 751 cavalli1.

L’effettivo di guerra differisce da quello di pace di 106 uomini e 140 cavalli; ma siccome potrebbe anche accadere che non tutti i reggimenti fossero chiamati a marciare; così, all’infuori d’una guerra in cui dovesse concorrere tutta la forza nazionale, l’aumento di guerra dovrebb’essere pei soli reggimenti destinati a combattere.

Questo aumento di guerra consisterebbe per gli uomini nelle classi richiamate; parte delle quali rimpiazzerebbero l’ultima sotto le armi, che sarebbe inviata cogli eccedenti ad uno o due depositi centrali, ove farebbero capo tutte le amministrazioni dei reggimenti in campagna; e che per viste puramente economiche, soltanto per la guerra e per tutta la sua durata dovrebbero essere organizzati.

A questi depositi, si raccoglierebbe pure quel numero illimitato di cavalli, necessari all’istruzione dei cavalieri, ed a mantenere sempre al completo i reggimenti in campagna a misura che il bisogno si manifestasse.

Così, supposto che la metà dei reggimenti di cavalleria fosse chiamata a combattere, non si avrebbero a provvedere che 1400 cavalli per portare gli squadroni all’effettivo di guerra, ed un migliaio circa pel deposito, calcolando ad un settimo le perdite presunte; il che è molto ai disotto di quanto potrebbe dare l’Italia, se con più senno e criterio si desse opera all’incremento della razza equina, e se l’ordinamento militare della nazione poggiasse su nuova base.

La forza dello squadrone che costituisce l’unità tattica della cavalleria, combinata secondo il principio di consistenza

  1. Nel numero dei cavalli di truppa vi sarebbero eziandio computati i cavalli di servizio, che dovrebbero darsi uno per ciascheduno, a tutti gli uffiziali di squadrone compresi i capitani, per alleviar loro le ingenti spese, non proporzionale ai magri stipendi, e renderli più franchi in superar gli ostacoli.