Pagina:La cavalleria italiana e le sue riforme.djvu/125


117

mettendo anch’essi lo stesso errore di disperdersi dopo la carica, sono posti in fuga da un altro reggimento piemontese, che, rompendo pare gli ordini, fa degenerare le cariche in una mischia generale e infruttuosa. Presero adunque parte a quell’affronto quattro reggimenti di cavalleria, due austriaci e due italiani, e tutti a loro volta furono rotti pel medesimo errore tattico.

Il serra-truppe si fa sempre sul posto e lentamente avanzando, perchè se si facesse indietro si perderebbe tempo, nè si potrebbe assaltar subito il fianco della truppa sbaragliata. In quel mezzo, si staccano alcuni plotoni in foraggieri a dar la caccia ai fuggiaschi; ed ove il nimico s’avanzi colla seconda linea, richiamarli in fretta e proseguir la carica.

Trattandosi di dover combattere contro cavalleria, bisogna, prima di dar la carica, disporsi nel modo più conveniente colla rapidità del lampo; saper profittare di tutte le circostanze favorevoli, per potersi presentare con una fronte più che si può maggiore; cercare il lato debole dell’avversario; minacciarlo dalle ale o a rovescio, mediante movimenti obbliqui, o con truppe in potenza dietro agli squadroni delle ale; e infine tenersi sempre una riserva comunque piccola.

Minacciati da forze maggiori, s’eviti lo squadronare da vicino; si procuri guadagnare con tutta fretta un terreno che permetta combattere a fronte uguale, per non essere avviluppati dalle ale quando si è assaliti di fronte; se non se ne potesse a meno, farlo con quei movimenti più semplioi, che permettono assalire in tutti i sensi; o si cerchi, se si può, una posizione coperta da un largo fossato, da una strada incassata, da una palude, o da qualunque altro ostacolo, per trarne profitto, se il nimico vi desse dentro.

Se il terreno non si presta a queste disposizioni, lanciarsi alla carica simultaneamente all’avversario, o meglio anche dopo, se si vedesse non ben calcolata la distanza, per aver su lui il vantaggio dei cavalli più freschi.

Non si creda però che due cavallerie, che si caricano, si diano di cozzo; — l’urto non succede mai per quella ripu-