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perdite da ostacoli, che la fanteria austriaca aveva insidiosamente costruiti dinanzi alle sue linee. Una volta lanciati alla carica, non bisogna tornare addietro, se uno s’accorge che il nimico è assai più forte; ma dando dentro risolutamente, si può talvolta ottenere un primo successo che assicuri una ritirata.

Arrivati sul nimico, o che tenga fermo, o dia di volta, la truppa che carica bisogna che si fermi, ed è perciò un errore la gradazione delle andature che il regolamento prescrive sopra uno spazio di 20 passi per evitare le scosse troppo forti della fermata1. L’arresto non potrebb’essere di verun nocumento ai cavalli; d’altra parte in guerra si fa così, e sarebbe pericoloso insegnare altrimenti, perchè un capo non si abbandonerebbe mai con fiducia alla rapidità richiesta dal movimento, senza la certezza che la sua gente sappia fermarsi così di tratto, coll’istessa prontezza con cui muoverebbe a qualunque andatura.

Dopo l’urto, succede l’istante cortissimo della mischia, dove talvolta pochissimi rimangono uccisi o feriti, perchè i cavalieri vittoriosi non possono colpir sicuri, che quando l’effetto della carica è prodotto; ed anche allora i meglio montati soltanto, tra coloro che inseguono, possono raggiungere i fuggiaschi.

Compiuta una carica vittoriosa, bisogna fermarsi in tempo; perchè i cavalli possono essere stanchi e spossati; gli squadroni dispersi; e allora le fresche riserve, che il nimico facesse avanzare, potrebbero cambiar la vittoria in disfatta.

Nel 1848, nei campi maluriosi di Custoza, uno dei quadrati di fanteria sarda fu arrestato nel piano dagli ulani del reggimento Kaiser. Il quadrato s’apre e scuopre due artiglierie che con quattro scariche a mitraglia fanno retrocedere disordinatamente gli austriaci. In quel mezzo, un reggimento di cavalleria piemontese, opportunamente lanciato, gli dà addosso; gli sbaraglia completamente; ma per non essersi fermato in tempo è respinto dai dragoni del reggimento Bayorn; i quali, com-

  1. Vol. 3° del Regolamento, § 2003. pag. 351.