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cambiato da quanto si faceva prima, circa il modo di combattere e la distanza per dar la carica; ma contro fanteria o contro artiglieria, la cosa cambia assai d’aspetto, quantunque l’importanza dell’arma non ne sia per questo scemata, come taluni con troppa leggerezza pretenderebbero.
Oggi, come una volta, una cavalleria fidente in se stessa, sicura della velocità de’ suoi cavalli e sostenuta da artiglieria volante, ha una potenza irresistibile; e la riuscita d’una carica sarebbe sempre certa se il terreno fosse favorevole, l’andatura ben regolata e progressivamente accelerata, e perfetto l’allineamento. — Ma tutte queste cose difficilmente si possono ottenere insieme; e la maggiore o minore audacia dei cavalieri, la maggiore o minor velocità dei cavalli — sensibilissima in una cavalleria montata ineguale, e con cavalli d’indole e di razze tra loro eterogenee, — sono le cagioni che ugualmente vi si oppongono. Perciò una carica in linea, non è per lo più che un seguito rapido di cariche successive, ove gli uomini più arditi e meglio montati formano i punti più salienti1; poichè l’impulso dei cavalli stordisce i cavalieri, gli fa dimenticare il pericolo, e il debole come il valente ugualmente trascina.
Per ben valutare quanto può aspettarsi da un corpo di cavalleria, e quanto vi siano preziosi i buoni uffiziali; bisogna riflettere che in ogni squadrone si può contare appena un terzo degli uomini che, veramente padroni del cavallo, valenti nel maneggiare le armi, elettrizzati dalle circostanze, animosi e intrepidi per natura, caricano arditamente; non si perdono a parare; non cercano che ad offendere, e questi sono quelli che decidono il combattimento. Dopo costoro, se ne trovano a un dipresso altrettanti, che, quando lo possono senza rischio, dànno giù qualche colpo; ma prima di tutto guardano a parare quelli che li minacciano. Il rimanente poi, im-
- ↑ Si formano per lo più quattro distinti scaglioni, di cui la distanza tanto più si pronuncia, quanto più la carica si prolunga. Rocquancourt — Cours d’art et d’histoire militaire T. IV, pag. 110.
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