Pagina:La cavalleria italiana e le sue riforme.djvu/113


105

nonda in quella giornata, segnando tutt’altro sistema, schierò la truppa in modo da lanciar la sinistra con forza irresistibile sulla destra spartana, e tenere il resto dell’esercito comparativamente fuori dell’azione. Mise quindi all’ala sinistra le truppe scelte di Tebe, sino alla prodigiosa profondità di 50 scudi, con Pelopida ed il battaglione sacro in testa1. Dispose l’ordine di marcia obbliquamente o a scaglioni, in modo che la colonna profonda della sinistra fosse la prima ad impegnare il combattimento, mentre il centro e la destra, restando relativamente indietro, si tenessero piuttosto in attitudine difensiva.

Nei 371 avanti l’era volgare, questa combinazione era assolutamente nuova, ed indicava un alto genio militare. Perciò non è maraviglia se Cleombroto non vi fosse preparato, ed avesse voluto restar fedele alla tattica greca ordinaria, secondo cui si combatteva immediatamente su tutta la linea. — Stupefatti i Lacedemoni d’una mossa ch’essi prima non iscuoprirono, staccarono in fretta una falange per arrestare il movimento d’Epaminonda, ed evitare d’esser presi alle spalle.

Impegnata l’azione, la cavalleria tebana, che venne prima alle prese, sbaragliò la cavalleria Spartana, composta di novizi inesperti e deboli, montati su cavalli requisiti ai ricchi, e la rincacciò sulla falange che n’ebbe scompigliati gli ordini. In quello, Epaminonda e Pelopida colla sinistra si gettarono sulla destra spartana con tanto impeto, che la carica Tebana fu irresistibile; e mentre il battaglion sacro assaltava di fronte, gli opliti — gente scelta di Tebe — prendevano in fianco la linea nimica. In breve l’esercito spartano, esterrefatto dalla rotta della destra, credè tutto perduto, e ne seguì una fuga spaventevole fino a’ trinceramenti, ove Cleombroto a stento fu condotto in salvo, mortalmente ferito2.

Tutto il pondo della battaglia gravitò sulla destra de’ Lacedemoni, ove la sinistra Tebana fu irresistibilmente forte,

  1. Plutarco, Simposiac. II, 5, pag. 639.
  2. Senofonte, Storia greca, VI, 4, 13, 14.