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la capanna dello zio tom


— «Diavolo! — fu la cortese risposta. — Chi vi ha portato qui, Haley?»

L’ometto, che portava il nome di Marks, posò subito il bicchiere, e sporgendo il capo, esaminò attentamente la nuova conoscenza, non altrimenti che un gatto il quale fissa gli occhi sul topo o su qualche altra preda consimile.

— «Davvero, o Tom, si è questo il più bell’incontro del mondo. Mi trovo in un impiccio diabolico, e tu devi aiutarmi ad uscirne.»

— «Uhm! uhm! va benissimo! — brontolò l’omaccione con aria di compiacenza. — Quando sei lieto d’incontrar qualcuno si può arguir, senza fallo, che hai bisogno di lui. Vi è forse a fare un bel colpo?...»

— «È un tuo amico costui? — domandò Haley, gettando uno sguardo di sospetto a Marks; — un tuo socio, forse?»

— «Sì; ecco Marks, il socio che aveva a Natchez.»

— «Son lieto di conoscervi — disse Marks, porgendogli una mano lunga e scarna come artiglio di corvo. — Il signor Haley, non è vero?»

— «Per lo appunto, signore, — rispose Haley. — Ed ora, signori, poichè ci siamo felicemente incontrati, bisogna che io vi paghi qualche coserella. Vecchio rucoon1, vien qua — disse all’uomo che stava al banco — porta acqua calda, zucchero, sigari, una buona bottiglia d’acquavite e beviamo.»

Si accesero le candele, si ravvivò il fuoco, ed ecco i nostri tre personaggi seduti intorno ad una tavola fornita a dovizia di ciò che Haley avea domandato.

Il mercante cominciò allora una patetica narrazione di tutte le sue private avventure. Loker, senza aprir bocca, stette ad ascoltarlo con aria cupa e pensierosa. Marks, che stava preparandosi con molta attenzione e secondo un suo gusto particolare un bicchiere di punch, tratto tratto alzava li occhi dal lavoro, e ficcava quasi in faccia ad Haley il suo mento, il suo naso affilato, per meglio udirne il racconto. Parve che la conclusione gli riuscisse gratissima, perchè crollò le spalle e strinse le labbra con significato di interna soddisfazione.

— «Ah, vi han servito da amico! Ah! ah! ah! la faccenda è andata benissimo!....»

— «Questo commercio di fanciulli reca gran fastidio» riprese Haley con voce lamentevole.

— «Se si potesse trovare una razza di femmine che non sapessero di che farsi de’ loro ragazzi, sarebbe, ve lo assicuro io, la maggiore scoperta del giorno d’oggi;» e Marks accompagnò questo scherzo con un risolino di compiacenza.


  1. Uccello di America.