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la capanna dello zio tom
Andrea tornò subito cogli occhi spalancati per meraviglia. — «Signora, la camera di Elisa è aperta, tutto a sossopra; credo che sia fuggita!»
La verità brillò d’un tratto alla mente de’ due coniugi.
— «Ebbe qualche sentore — disse il marito — ed è fuggita.»
— «Ne sia ringraziato il cielo — esclamò la signora Shelby — lo spero!»
— «Moglie mia, tu parli da insensata. Se fosse realmente fuggita, mi troverei in un bellissimo imbroglio. Haley ha veduto come esitassi a vendergli quel fanciullo; crederebbe che, d’accordo colla madre, l’abbia tutto fuggir io. Ciò compromette il mio onore; e subito uscì di camera.»
Per circa un quarto d’ora fu un gran fracasso di porte che si aprivano, di porte che si chiudevano, un andare, un venire di persone d’ogni colore. L’unica persona che avrebbe potuto dar qualche indizio sull’accaduto, stava zitta zitta, ed era la cuoca in capo, la zia Cloe. Taciturna, con una nube di dolore su quella faccia, d’ordinario così allegra, badava a cavar dal forno i suoi biscotti, quasi nulla udisse, nulla vedesse del gran baccano che si facea all’intorno.
Bentosto una dozzina di ragazzetti si appolaiarono, come corvi, sulla scala della verenda, bramoso ciascuno di essi di annunziar primo la mala ventura al nuovo padrone.
— «Vorrei essere legato, se non diventa pazzo» disse Andrea.
— «Che bestemmie tirerà fuori!» esclamò il piccolo Giacomo.
— «Bestemmierà certamente — proruppe il giovane Mandy dai cappelli lanosi; — l’udii benissimo ier l’altro a pranzo. Mi tenea presso la sala, nel gabinetto ove si ripone il vasellame e non mi sfuggì una sola parola.»
Mandy, che in tutta sua vita non avea mai compreso il significato di una parola, più che nol comprenda un gatto nero, si dava apparenza di saper gran cose, e dimenticava di aggiungere che se era andato ad appiattarsi tra le bottiglie, era per dormire e non per vegliare.
Quando finalmente comparve Haley in istivali e sproni, fu salutato da tutte le parti con alte grida che gli davano il triste annunzio. Que’ negrucci, appostati sulla verenda, mal non si apposero nella loro speranza di sentirlo a bestemmiare; e ciò egli fece con una vena, con una foga, che recò ad essi un piacere meraviglioso, mentre si curvavano, e qua e là balzavano per tenersi a conveniente distanza dai colpi del suo scudiscio; riusciti finalmente a svignarsela, corsero l’un sull’altro a rotolarsi sull’erba del cortile, dove ebbero agio di far capriole e di schiamazzare a loro talento.
— «Se vi avessi tra le mani, demoniotti!» mormorò Haley tra i denti.