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la capanna dello zio tom
Così dicendo, abbottonò in fretta la vesticciuola del bambino, lo tolse in braccio, raccomandandogli di non zittire, e aperta la porta della camera che metteva nella verenda, ne uscì fuori senza il più lieve romore.
Era una notte fredda, stellata, serena; la madre avviluppò ben bene nel suo sciallo il bambino, il quale, compreso da un senso indefinito di terrore, le si aggruppò silenziosamente al collo.
Il vecchio Bruno, grosso cane di Terranuova che dormia a’ piè della scala, si levò in piedi con un sordo brontolìo, mentre la vide a passare. Elisa lo chiamò per nome, con voce carezzevole; e il buon animale, suo antico compagno di giuoco, dimenando la coda, si preparava a tenerle dietro, quantunque nel suo cervello di onesto cane parea ruminasse che volesse significare quella passeggiata notturna un po’ indiscreta. Parea che qualche idea di convenienza, di prudenza, gli cagionasse non poco imbroglio; perchè spesso si soffermava, e dava uno sguardo ora alla fuggitiva ed ora alla casa; e alla fine, quasi fosse rassicurato da una nuova riflessione, le tenne dietro risolutamente. Di lì a pochi minuti giunsero alla capanna dello zio Tom; ed Elisa, soffermatasi, bussò leggermente all’impannata.
L’assemblea religiosa si era protratta assai tardi cantando inni e preghiere; e siccome lo zio Tom, partiti i suoi correligionari, avea continuato a meditar da solo, ne venne per conseguenza che quantunque fosse per iscoccare un’ora dopo la mezzanotte, gli ospiti della casa non si erano ancora addormentati.
— «Mio Dio! che è mai? — esclamò la zia Cloe balzando subito da letto e tirando la cortina; — scommetto che è Elisa. Gettati presto in dosso il tuo abito, vecchio mio; vi è anche Bruno che raspa all’uscio; corro subito ad aprir la porta.»
E non aveva finite ancora queste parole, che la porta si aperse, e il lume di una candela che Tom prestamente avea accesa, riverberò sulla faccia sparuta e sugli occhi smarriti della fuggitiva.
— «Dio vi guardi! mi fate paura, Elisa! Siete ammalata? che vi è sopraggiunto?»
— «Me ne fuggo, zio Tom e zia Cloe, portando via il mio bambino; il padrone lo ha venduto.»
— «Lo ha venduto!» esclamarono amendue, levando le mani al cielo in atto di disperazione.
— «Sì, lo ha venduto! — ripetè Elisa con voce sicura. — Ieri sera mi appiattai nel gabinetto della signora, e udii il padrone a raccontarle che avea venduto il mio Arrigotto e voi, zio Tom amendue ad un mercante di negri, che egli, doman per tempo, sarebbe uscito a cavallo, e che intanto quell’uomo sarebbe venuto subito a prender la roba sua.»