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la capanna dello zio tom




CAPO XLV.


Conclusione.


A chi scrisse questo racconto fu chiesto più volte, e a voce e per lettere, da diverse parti, se quanto ha narrato fosse vero, o non più che una finzione.

L’autrice risponde ora generalmente a coteste varie dimande.

Gl’incidenti diversi onde è composta questa narrazione sono della più assoluta autenticità. Di alcuni fummo testimonii oculari; d’altri dobbiamo la conoscenza ad amici personali degni di tutta fede. I caratteri introdotti nel racconto sono tratti dal vero; molti dei dialoghi che abbiam recato, furono trascritti parola per parola come vennero uditi da noi, o come ci si riferirono.

Rispetto al fisico e rispetto al morale, Elisa è un vero ritratto. La incorruttibile fedeltà, la pietà, l’onestà dello zio Tom s’incontrano in più d’una persona che noi conosciamo personalmente. Alcuni degli avvenimenti più romantici e più tragici, alcuni dei più terribili rispondono pure alla realtà: quello d’una madre che traversa il fiume Ohio sul ghiaccio è assai conosciuto e attestato. La storia della vecchia Prue (Cap. XIX) è un fatto che accadde sotto gli occhi di un fratello dell’autrice, il quale era allora ricevitore in una ricca casa di commercio della Nuova-Orleans.

Dalla stessa sorgente ella trasse il carattere del piantatore Legrée. Intorno a costui ecco quanto le scriveva il fratello, raccontandole una visita che gli avea fatto in un suo viaggio.... Cotest’uomo mi fece toccare il suo pugno, sì duro che pare un martello di fucina o una barra di ferro; e mi disse essersi così incallito a furia di percuotere a terra i negri. Allorchè io lasciai la piantagione, respirai con gran forza. Mi parea d’essere sfuggito dalla caverna d’un orso.

Che altresì della tragica morte di Tom siano frequenti gli esempi si conferma per le attestazioni di molti testimoni oculari. Si richiami alla mente che in tutti gli Stati del Sud v’ha questo principio di giurisprudenza, che