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la capanna dello zio tom


infelice, ma ora i guai sono terminati. Ah, signor Giorgio! il cielo è venuto, io ho riportato la vittoria, Iddio me l’ha donata; gloria al suo nome!»

Colpito dall’energia onde il moribondo pronunziava codeste parole interrotte, Giorgio taceva. Tom gli prese la mano e continuò: «Guardatevi dal dire a Cloe lo stato in cui mi avete trovato; troppo ne soffrirebbe quella povera donna. Ditele solo che voi m’avete visto al momento della mia partenza per un mondo migliore, e che io più non poteva rimaner quaggiù. Ditelo che Iddio mi fu compagno in ogni luogo e sempre, e che m’ha alleviato il cammino... E i miei poveri figli, e la mia piccola figlia... Oh quante lagrime ho per essi versate... Raccomandate loro d’imitare il mio esempio. Ricordate al mio padrone, alla mia buona padrona e a tutti di casa quanto io li amassi... Io tutti li amo... io amo tutti i miei fratelli... o signor Giorgio, è pur la dolce cosa essere cristiano.»

In questo punto Legrée comparve sull’entrata del magazzino, vi lanciò uno sguardo e allontanossi con affettata indifferenza.

— «Vecchio scellerato! — gridò Giorgio pieno di sdegno. — Io penso che un giorno lo rimeriterà l’inferno.»

— «Bando a tali idee — disse Tom serrandogli la mano; — è un povero infelice; se egli volesse correggersi, troverebbe ancor perdono presso il Signore, ma io ne temo.»

— «Ed io lo desidero; non vorrei vederlo in paradiso.»

— «In grazia, Giorgio, non parlate così: egli infin de’ conti non mi ha fatto male veruno; egli m’ha aperte le porte del regno celeste.»

La forza sopranaturale che la vista di Giorgio aveva dato al morente, riempiendolo di gioia, lo abbandonò ad un tratto. Chiuse gli occhi, e si avvisò sui suoi lineamenti quella sublime e misteriosa trasfigurazione che è foriera degli estremi momenti. Il largo suo petto s’alzava ed abbassava con ansia dolorosa. Profondo ed interrotto usciva il respiro, l’espressione della sua fisonomia era quella d’un vincitore.

— «Chi potrà toglierci l’amore del Cristo?» mormorò egli con flebile voce; e s’addormentò per sempre in un sorriso.

Giorgio lo contemplò con venerazione. Gli parve che quel luogo ormai fosse divenuto sacro. Dopo aver chiusi gli occhi del suo amico, ebbe un solo pensiero, quello che il morente aveva manifestato:

— «È pur la dolce cosa essere cristiano!»

Alzandosi vide Legrée che gli stava dietro con aria truce. Questa scena di agonia aveva eccitato ardenti emozioni nell’anima del giovane. Legrée gli ispirava un profondo orrore, e il suo primo pensiero si fu di partire, di fuggirlo il più che fosse possibile. Lanciandogli uno sguardo molto espressivo, solo gli disse: «Voi aveste di lui quanto aver si potea. Che