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la capanna dello zio tom


relle; che la vecchia zia Sally, per esempio, avea comperato un fazzoletto rosso da naso; che la signora avea intenzione di regalare ad Elisa una roba usata; che il signor Shelby avea in animo di comperare una cavalla baia, ciò che avrebbe accresciuto lo splendore della casa. Alcuni di questi assistenti apparteneano a famiglie del vicinato, dalle quali aveano ottenuto il permesso di intervenire all’adunanza, e spacciavano diverse notizie circa fatti e parole che correano nei dintorni, e ciò non meno liberamente che nei cerchi della società più elevata.

Di lì a poco, con unanime soddisfazione, cominciarono i canti; certe intonazioni nasali poco gradevoli non rompean la dolcezza di voci naturalmente belle, che sviluppavansi in motivi alquanto selvaggi, ma sempre ispirati. Le parole eran tratte alcune dalla collezione degli inni che soleansi cantare in una chiesa vicina, ed altre, improntate di un carattere mistico, indefinito, erano state apprese nelle adunanze dei campi.

Il ritornello d’una tra queste canzoni, la quale comincia come segue, era cantata con grande energia e compunzione.


1Dal campo di battaglia

        Lieto morir saprò,
        Forza, alma mia, ti vaglia.

        E al cielo ascenderò.

Un altro inno prediletto, avea il seguente intercalare:


Ecco appare la celeste

        D’oro splendida città,
        E la luce che ne veste

        In eterno la beltà.

Altri inni rammentavano continuamente le sponde del Giordano, i Campi di Canaan, la Nuova Gerusalemme, perchè il negro, di indole appassionata, imaginosa, ama il canto e le espressioni vivaci, pittoresche. Mentre gli uni cantano, altri ridono, gridano, si stringono reciprocamente la mano, si rallegrano come se avessero raggiunta l’altra sponda della riviera.

Pie esortazioni e racconti di esempii edificanti si frammischiavano e succedevano ai canti. Una vecchia, dai bianchi capelli, che tutti veneravano come una cronaca vivente del passato, si levò in piedi, ed appoggiatasi al suo bastoncello, cominciò in questi termini:

— «Bravi, figliuoli miei! Sono contenta di vedervi e di udirvi ancora una volta, perchè posso, quandoche sia, esser chiamata alla gloria del

  1. Mi è grato di riportarne la bella traduzione del mio amico il Prof. Silorata.