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la capanna dello zio tom
due enormi casse, entro le quali erano stati trasposti li arnesi di casa cui poco anzi accennammo. Vi si apriva un’angusta finestruola, donde, tra vetri infranti e sudici, penetrava un po’ di lume sopra antichi seggioloni dall’alta spalliera, sopra tavole polverose, che aveano veduto altre volte giorni migliori. Insomma, era un luogo che parea acconcia abitazione di streghe; e non mancavano leggende, con che i negri superstiziosi ne accrescean le paure. Pochi anni prima, una donna negra, che avea incontrata la disgrazia di Legrée, era stata chiusa parecchie settimane in questo granaio. Nessuno può dire ciò che ivi avvenisse; i negri non osavano che bisbigliarselo all’orecchio, ma tutti sapevano che il corpo di quell’infelice creatura ne fu tratto fuori un bel giorno, e sepolto. Diceasi che dopo quel giorno udiansi risuonar là entro bestemmie, percosse, maledizioni, frammiste ad ululi, a gemiti, a grida disperate. Legrée, quando ebbe notizia di quanto vociferavasi a questo proposito, ruppe in un violento eccesso di collera, e fece giuramento che chiunque avesse ripetuto tali storielle circa il granaio, avrebbe avuto modo di farne conoscenza, e che ve lo avrebbe inchiodato per un’intera settimana. Questa minaccia era più che bastevole a impor silenzio, ma non scemò punto la credenza alle voci che correvano.
Poco a poco tutti i famigli presero l’abitudine di evitar la scaletta a chiocciola che mettea al granaio, e perfino l’andito che riusciva ad essa scaletta; ciascuno badò bene a parlare, e la leggenda fu presto dimenticata. Cassy ebbe, quasi subita ispirazione, il pensiero di mettere a profitto le paure superstiziose che avevano tanta forza nell’animo di Legrée, per liberare sè e la sua compagna di infortunio.
La stanza da letto che Cassy occupava, trovavasi appunto sotto il granaio. Un giorno, senza consultarne Legrée, si assunse ella di far trasportare, e non senza ostentazione, a qualche considerevol distanza tutti li arredi, tutti i mobili che avea nella camera. I guatteri che erano stati chiamati ad eseguire questo trasporto, correano affaccendati, mettendo a scompiglio la casa, quando Legrée sopraggiunse, di ritorno da una cavalcata.
— «Olà! che avete, Cassy? — chiese egli. — Che vento spira quest’oggi?»
— «Nulla; voglio solamente un’altra camera» rispose quella burberamente.
— «E perchè, di grazia?»
— «Perchè mi piace così.»
— «Va al diavolo! ma perchè?»
— «Voglio poter dormire un tantino; eccovene il perchè.»
— «Dormire! e chi ti impedisce di dormire?»