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la capanna dello zio tom
Tom venne alla porta: era tra l’una e le due dopo mezzanotte — al freddo, tranquillo lume della luna, che cadeva sui grandi occhi neri di Cassy, Tom vi scoperse un non so che di sinistro, di strano, che rivelava una profonda disperazione.
— «Venite qua, zio Tom» diss’ella, ponendogli sul braccio la sua piccola mano e traendolo con una forza che non avrebbe potuto esser maggiore se quella piccola mano fosse stata d’acciaio.
— «Venite; debbo dirvi qualche cosa.»
— «Che ci è, miss Cassy?» chiese Tom ansiosamente.
— «Tom, volete riacquistare la vostra libertà?»
— «La riacquisterò, quando piacerà a Dio!» rispose Tom.
— «Sì, ma potreste averla di questa notte — soggiunse Cassy, con un movimento repentino di energia; — venite.»
Tom esitava.
— «Venite. — gli mormorò all’orecchio, e fissando i suoi negri occhi su lui. — Venite, è addormentato profondamente. Ho mescolato nella sua acquavite alcun che, che il farà dormire a lungo; se ne avessi avuta maggior dose, non avrei bisogno di voi. Ma venite; la porta di dietro non è chiusa a chiave; vi è un’ascia in pronto; ve l’ho posta io stessa.... la porta della camera è aperta; v’insegnerò la strada. Avrei io stessa tentato il colpo, se il mio braccio non fosse troppo debole. Andiamo!»
— «No, per dieci mila mondi, signora!» disse Tom risoluto e ritraendosi addietro, mentre ella instava perchè la seguisse.
— «Ma pensate a queste povere creature — disse Cassy. — Noi potremmo liberarli tutti, rifugiarci nei paduli, trovar qualche isola, vivervi independenti; intesi d’altri che il fecero; qualunque siasi il modo di vivere, è preferibile a questo.»
— «No! — disse Tom risoluto più che mai. — No! il bene non può mai derivare dal male. Piuttosto mi troncherei la man destra!»
— «Ebbene, farò io» disse Cassy, volgendogli le spalle.
— «Oh, miss Cassy — esclamò Tom, attraversandole il cammino — per amor di quel Cristo che è morto per noi, non condannate per tal modo all’inferno la vostra preziosa anima! Non ne può nascer che male; il Signore non ci chiamò alla vendetta. Soffriamo, aspettiamo che venga la sua ora.»
— «Aspettare! — disse Cassy. — Non ho io forse aspettato? Il mio cervello si è quasi travolto, il mio cuore è ammalato, a forza di aspettare. Che non mi ha fatto soffrire? Quante centinaia di creature infelici non ha egli tormentato! Non siete voi stesso tutto pesto e sanguinolento dalle percosse? Ah, io son eletta a vendicar voi, a vendicar tutti. La sua ora è venuta; avrò il sangue del suo cuore!»