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la capanna dello zio tom


a poco, e quasi impercettibilmente, quest’uomo strano, taciturno, paziente, che era sempre pronto a caricarsi del peso altrui, e non chiedea aiuto da alcuno — che si tenea in disparte, mentre si dispensavano i viveri; non compariva che ultimo a prendere la parte più scarsa, ed era sempre pronto a dividerla con chi avea fame — quest’uomo che, nelle fredde notti, si privava della logora sua coperta, per cederla ad una povera donna tremante dalla febbre; che riempieva, nel campo, il canestro del debole, al tremendo rischio di fallire egli stesso alla misura prescritta — e che, quantunque perseguitato con crudeltà incessante dal comune loro tiranno, non aprìa bocca per lagnarsi, per maledirlo, come facean li altri — quest’uomo cominciò, alla fin fine, ad acquistare una potenza straordinaria sovra essi; e quando la stagione del maggior lavoro era passata, e poteano impiegare come piacea loro il giorno di domenica, molti solean radunarsi intorno a lui per sentirlo a parlar di Gesù. Si sarebbero radunati in qualche luogo per pregare e cantare insieme; ma Legrée nol permise; chè anzi ruppe più che mai in bestemmie, in brutali imprecazioni, quando comunicavansi sommessamente le parole della buona novella. Chi potrebbe esprimere l’innocente allegrezza di questi poveri derelitti, la cui vita era un viaggio sconsolato verso un avvenire sconosciuto, quando intesero a parlare d’un pietoso Redentore e di una casa celeste? I missionari raccontano non esservi razza di uomini che abbia raccolto il Vangelo con tanta docilità quanto l’africana. Il principio della sommessione e di una cieca fede, che ne sono il fondamento, è naturale a questa razza più che ad altra qualsiasi; e spesso avvenne che un germe di verità nato, o gittato, diremo quasi per uno scherzo di vento, nel cuore del più ignorante, ha prodotto frutti, la cui abbondanza costrinse i più alti e colti intelletti ad arrossir di se stessi.

La povera meticcia, che sotto l’enorme peso della crudeltà, delle ingiurie patite, avea sentito venir meno la sua semplice fede, si riebbe in udir li inni e i versetti della sacra Scrittura, che l’umile missionario le andava susurrando all’orecchio, mentre andavano al campo o ne ritornavano; e l’anima stessa di Cassy, sconvolta e traviata, si addolciva, si acquetava alla mite influenza di Tom.

Ondeggiante tra la pazzia e la disperazione generata dalle più opprimenti agonie del suo vivere, Cassy avea spesso meditato un’ora di vendetta, un’ora in cui la sua mano farebbe pagare all’oppressore il fio di quante ingiustizie e crudeltà avea patito o vedute.

Una notte, mentre li altri schiavi eran già tutti addormentati nella capanna di Tom, questo fu scosso improvvisamente da Cassy che si affacciava al pertugio praticato nella parete in forma di finestra. La donna gli accennò tacitamente di uscir fuori.