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la capanna dello zio tom


volontà a Colui che è infinito. Tom alzò li occhi verso le stelle del firmamento, stelle eterne, silenziose, imagini delle schiere serafiche che abbassano i loro sguardi sull’uomo; e la solitudine della notte risuonò delle parole d’un inno trionfale, che egli avea cantato in giorni ben più felici, ma non mai con tanta compunzione quanto adesso.

(1) Fia disciolta la terra qual neve,
   Di risplendere il sol cesserà;
   Ma quel Dio che lassù mi riceve,
   Mio tesoro in eterno sarà.
Quando, tronco di vita lo stame.
   Più non battono il polso ed il cor.
   Mi è concessa, oltre il denso velame.
   Una vita di pace e di amor.
Si vedran cento secoli e cento
   Sopra l’alme felici passar,
   E il Dio sommo che tutti ha redento
   Tornerem più festosi a lodar.

Coloro che hanno potuto apprezzare i costumi religiosi dei negri, sanno quanto siano comuni i racconti simili a quello che or ora abbiamo esposto. Noi stessi ne abbiamo intesi dalle stesse loro labbra non pochi commoventissimi. I psicologi ci parlano di uno stato in cui li affetti e le imagini dell’anima diventano così gagliardi, così prepotenti, che giungono a signoreggiare i sensi esterni, e rendon loro quasi palpabili le larve della fantasia. Chi può determinare sino a qual punto lo spirito del Signore degni servirsi delle facoltà umane come mezzi per rivelarsi agli afflitti e rinfrancare il loro coraggio? Se il povero schiavo abbandonato ha per fermo che Gesù Cristo gli è apparso e gli ha parlato, chi vorrà smentirlo? Non ha egli detto che la sua missione sarebbe in ogni tempo di consumare gli afflitti di cuore, di liberare gli oppressi?

Quando i primi albori risvegliarono li schiavi per tornare al lavoro dei campi, uno ve n’era tra quella torma grana, cenciosa, intirizzita, che camminava a viso alzato e sorridente; perchè questi assai più che negli uomini confidava nell’amore dell’Eterno, dell’Onnipotente. Ah Legrèe! fa pure esperimento di tutte le tue forze! L’agonia, i tormenti, l’umiliazione, il bisogno e la perdita di ogni cosa non potranno che accelerare il trionfo di quest’uomo, predestinato ad una corona immortale.


  1. La traduzione di questi versi la debbo ad un amico. Il Traduttore.