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la capanna dello zio tom
l’affievolimento delle sue membra, e comprendeva tutta la miseria della sua condizione senza speranza.
Prima che avesse avuto tempo di guarire dalle sue ferite, Legrée lo mandava a lavorar nei campi, ove egli avea a soffrire continuamente i più duri trattamenti che lo spirito più maligno possa mai concepire. Chiunque si è trovato in circostanze così dolorose, può argomentare quale irritazione se ne generi.
Tom non si facea più meraviglia della costernazione dei suoi compagni, e sentìa quanto fosse difficile sottrarsi all’influenza d’una vita infelicissima. Sperava avrebbe potuto occupare i rimasugli di tempo che avea liberi nel legger la Bibbia, ma anche questo gli fu tolto. Nel più forte del ricolto, Legrée non esitò punto a far lavorare i suoi schiavi nei giorni di domenica, come negli altri giorni della settimana. E perchè no? Si trovava in casa una maggiore quantità di cotone, vincea le scommesse, e se perdea qualche schiavo, morto di fatica, trovava bene con che risarcirsene.
Dapprima, Tom, tornato dalle giornaliere sue fatiche, solea leggere qualche versetto della Bibbia al chiarore del fuoco; ma, dopo le crudeltà patite, si sentiva così rotto in tutta la persona, che nè la testa nè gli occhi potean reggere alla lettura, e prostrato di forze dovea ritirarsi coi suoi compagni.
La fede che sino a quel punto l’avea sostenuto, vacillava sotto la pressione del dubbio, e la mente dell’infelice si perdea tra le tenebre, il più oscuro problema di questa povera vita umana gli stava sempre dinanzi agli occhi e gli affaticava lo spirito: il trionfo del male e il silenzio di Dio.
Corsero parecchie settimane e mesi senza che Tom potesse trovar conforto alla sua tristezza. Pensava alla lettera di miss Ofelia, ai suoi amici del Kentucky, e vivamente pregava Iddio che inviasse alcuno a liberarlo. Stava ogni dì in orecchio, nella vaga speranza di veder comparire alla fin fine il messaggiero incaricato di riscattarlo; ma stanco di aspettar sempre ed invano, fu colpito dall’idea dolorosa che è inutile servir Dio, e che Dio lo aveva dimenticato.
Talvolta vedea Cassy, e spesso, chiamato a casa, avea pur modo di vedere l’infelice Emmelina; ma non potea trattenersi a lungo con esse, come neppure con altre persone.
Una sera, prostrato d’animo e di forze più che mai, sedeva presso alcuni tizzi semispenti, nei quali facea cuocere la sua povera cena. Gettò pochi cespugli sul fuoco per ravvivarne la fiamma, e si trasse di tasca la Bibbia. Avea posto il segno a tutti que’ versetti che avean scossa maggiormente la sua anima — parole di patriarchi, di profeti, di salmisti, di savii, che, da tempi remotissimi, aveano ispirato coraggio all’uomo, voci di que’ mille testimonii che ci rinfrancano alla battaglia di questa