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la capanna dello zio tom


I maltrattamenti fatti a Tom non fecero che maggiormente inasprirla; ed ella tenne dietro a Legrée non per altro che per rinfacciargli la sua stupida brutalità.

— «Bramerei, Cassy — cominciò Legrée — che ti diportasse con maggior decenza.»

— «E avete coraggio di parlar di decenza? Che bell’esempio me ne avete voi dato? Non aveste nemmeno il buon senso, spinto dall’infernale vostra tempra, di risparmiarvi uno dei migliori schiavi che verrebbe utilissimo nell’urgenza del ricolto.»

— «Ho fatto male a lasciarmi trasportare per una bagattella — disse Legrée; — ma quel negraccio mise in campo le sue opinioni, e fu giuocoforza domarlo.»

— «E credete di averlo domato?»

— «Se l’ho domato! — esclamò Legrée levandosi impetuosamente. — Vorrei un po’ vedere se ardisse ancora resistermi. Sarebbe questo il primo negro che osasse contrariarmi! Gli romperò le ossa, ma dovrà cedere!»

In quel punto si aprì l’uscio ed entrò Sambo, facendo mille inchini grotteschi e presentando un involto di carta.

— «Che hai tu là, sozzo cane?» chiese Legrée.

— «Qualche cosa di magico, padron mio.»

— «Cosa?»

— «Qualche cosa che le streghe danno ai negri, acciò non sentano le battiture. L’aveva sospeso al collo per mezzo di un cordoncino nero.»

Legrée, come gli uomini crudeli ed atei, era superstizioso. Prese l’involto, e lo spiegò non senza ripugnanza.

Ne uscirono fuori un dollaro di argento ed una lunga ciocca di capelli splendissimi — capelli che, quasi fossero animati, si attortigliarono alle dita di Legrée.

— «Dannazione! — gridò egli, battendo il pavimento coi piedi, e strappandosi furiosamente dalle dita quella ciocca di capelli quasi lo abbruciassero. — Donde gli hai presi? gettali via; abbruciali! abbruciali! — soggiungeva ansiosamente, e li gettava sui carboni ardenti. — Chi ti ha detto di portarmeli qui?»

Sambo rimase attonito, a bocca aperta; e Cassy, che stava per uscir dalla camera, soffermossi anch’essa a riguardarlo con gran maraviglia.

— «Bada bene a non portarmi mai più di queste cose diaboliche!» disse egli, mostrando il pugno a Sambo, il quale si ritrasse frettoloso verso l’uscio; preso quindi il dollaro di argento, lo slanciò impetuosamente fuori della finestra, di cui ruppe un vetro.

Sambo credette buon partito svignarsela. Legrée, rimasto solo, sentì vergogna della paura che avea mostrata. Si adagiò, digrignando i denti, sopra la seggiola, e cominciò a sorseggiare lentamente il suo punch.