Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/375


— 365 —

la capanna dello zio tom



— «Ah! sei tu, demonio? sei tornata dunque?»

— «Son tornata — rispose ella freddamente — son tornata a fare ciò che mi piace.»

— «Ti inganni, donna svergognata. Io terrò parola. O prenderai il partito di comportarti bene, o andrai là basso ad abitar nel quartiere e a lavorare come li altri schiavi.»

— «Meglio le mille volte — disse la donna — abitare nella buca più immonda in que’ quartieri, che viver qui sotto i tuoi artigli.»

— «E sei pure sotto i miei artigli — diss’egli, volgendosi verso la donna con un sogghigno feroce; e ciò mi consola. Ora siedi qui, cara mia, e discorriamo tranquillamente.»

— «Simone Legrée, bada a te! — riprese la donna, mentre i neri suoi occhi lampeggiavano di una luce sinistra che mettea sgomento. — Hai paura di me, Simone — diss’ella, risolutamente — e ne hai ben donde! Bada a’ fatti tuoi, perchè il diavolo e dentro di me.»

Queste ultime parole le sibilò all’orecchio di lui.

— «Va via! Credo veramente che tu abbi il diavolo in corpo! — disse Legrée respingendola e guardandola con occhio smarrito. Insomma, Cassy — riprese egli — perché non vuoi trattarmi amichevolmente, come hai fatto per l’addietro?»

— «Trattarti amichevolmente!» diss’ella con amarezza. Si interruppe — chè un tumulto di affetti cozzantisi le troncò la parola.

Cassy avea sempre esercitata sull’animo di Legrée quell’influenza che una donna di forte ed appassionato sentire suole esercitar sempre sull’uomo più brutale; ma era divenuta ogni dì più irrequieta, più irritata sotto il giogo abbominevole della schiavitù; e questa irritabilità si convertìa talvolta in delirio, in pazzia. E ciò atterriva Legrée, il quale avea per i pazzi quell’orrore superstizioso che suole allignare in animi rozzi ed ignoranti. Quando Legrée condusse a casa Emmelina, il sentimento della dignità oltraggiata, che è proprio della donna, risorse più che mai vivo nel cuore affranto di Cassy, ed ella prese le parti della giovinetta, talchè nacque fiera contesa tra lei e Legrée. Questi, nell’impeto della collera, giurò che se ella non si acquetava, l’avrebbe mandata a lavorar nei campi; e Cassy giurò a sua volta, con superbo disdegno, che sarebbe andata.

Difatti, quella giornata andò, come abbiamo descritto, a lavorar ne’ campi, per dimostrare a prove come si beffasse della minaccia.

Legrée era rimasto segretamente inquieto tutto quel giorno, perché Cassy esercitava su di lui un’influenza di cui non sapea liberarsi. Mentre ella presentò al peso il suo canestro, Legrée sperava che sarebbe venuta a transazione, e le indirizzò la parola tra il beffardo e il conciliativo: ma ella rispose col più amaro disprezzo.