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la capanna dello zio tom


ogni cosa, moglie, figliuoli, casa, un buon padrone, un padrone che m’avrebbe emancipato, se avesse vissuto ancora una settimana. Ho perduto tutto in questo mondo, e, non giova dissimularlo, per sempre; ed ora non posso rinunziare anche al cielo; non posso rassegnarmi a divenire un miserabile!»

— «Ma Dio — soggiunse la donna — non potrà farne carico a noi, non può accagionarcene, mentre vi siamo costretti; ne ascriverà la colpa a colui che ci costringe.»

— «Sì — disse Tom; — ma ciò non toglie che noi pure ci pervertiamo. Se il mio cuore venisse ad indurirsi, come quello di Sambo, che gioverebbe sapere come ciò sia avvenuto; basta pur troppo che la cosa avvenga; ecco ciò che io temo.»

La donna fissò uno sguardo smarrito ed attonito sopra Tom, quasi un pensiero, affatto nuovo, le attraversasse la mente; quindi, profondamente sospirando, esclamò:

— «O Dio di misericordia! avete ragione!» e singhiozzando cadde ginocchioni sul pavimento, quasi dissennata per dolore.

Successe un silenzio durante il quale avresti potuto distinguere il respirar d’ambedue; Tom, con voce fioca, riprese: «Di grazia, signora!»

La donna si levò prontamente in piedi, e ricompose il volto all’espressione di cupa melanconia, che le era abituale.

— «Di grazia, signora; mi accôrsi che hanno gettato in quell’angolo le mie vestimenta; in una delle tasche ho la Bibbia — signora, se vi piacesse farmene lettura!»

Cassy andò a prenderla; Tom l’aperse subito ad una pagina, molto logora, piena di segni, una pagina ove descrive l’ultima scena della vita di colui il quale ci ha redenti colla sua morte.

— «Se la signora avesse la bontà di leggermi questo brano, mi recherebbe miglior refrigerio che l’acqua.»

Cassy prese il libro, con aria di alterezza, d’indifferenza e chinò gli occhi su quella pagina. Cominciò a leggere ad alta voce, con un accento soavissimo che le era particolare, quella pietosa storia di angoscia e di gloria. Spesso la sua voce si commoveva, si affievoliva, ed allora ella ristava dal leggere, fredda, contegnosa, finchè avesse repressa la sua commozione. Quando giunse a quelle sublimi parole: «Padre, perdona ad essi, perchè non sanno ciò che si facciano;» si lasciò cadere il libro; e nascondendo la faccia tra le folte ciocche della sua nera capigliatura, ruppe in singhiozzi violentissimi.

Tom piangeva anch’esso, e tratto tratto mormorava una preghiera.

— «Se ci fosse dato imitarlo! — disse Tom; — gli era cosa sì naturale ciò che a noi costa tanta fatica! o Signore, aiutateci! Benedetto Gesù, aiutateci!»