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la capanna dello zio tom
rica, era quello di esser crudele. Legrée, vedendo quanto Tom fosse docile, si argomentava che lo avrebbe potuto facilmente indurre al suo partito; e trascorse alcune settimane, credette porsi all’opera.
Un mattino, mentre gli schiavi si apparecchiavano ad andar nei campi, Tom vide tra essi, non senza sorpresa, una nuova venuta, la cui sembianza si attrasse la sua attenzione. Era questa una donna di persona alta e leggiadra, con mani e piedi dilicatissimi, pulita e ben vestita. A giudicarne dal viso, potea avere dai trentacinque ai quarant’anni di età; e questo viso era tale che, veduto una volta, non si avrebbe potuto dimenticar mai più; uno di quei volti che par rivelino, a primo sguardo, una storia dolorosa e romantica. Alta avea la fronte, sottili, bellissime le sopraciglia; il naso ben fatto, affilato; le labbra ben modellate, il contorno grazioso del capo e del collo, dimostravano che ella era stata assai bella; ma il suo volto era solcato da profondi patimenti, sopportati tuttavia con maschile alterezza. Il suo colorito era malsano, giallognolo, immagrite le guancie, angolosi i lineamenti; insomma una persona sfinita. Ma il suo occhio era ancora d’una notevol bellezza; grande, nero, ombreggiato da non meno nere sopraciglia, improntato d’un dolor profondo e senza speranza. Una fiera espressione d’orgoglio, di sfida, trapelava da ogni lineamento del volto, da ogni curva del suo labbro flessibile, da ogni atto della persona; ma vi era, nel suo sguardo, un accoramento così tetro, così profondo, così disperato, così persistente, che contrastava colla dispettosa alterezza di tutti i suoi movimenti.
Tom non potea capire nè chi ella fosse, nè donde venisse. Era questa la prima volta che la vedeva, tra il crepuscolo del mattino, mentre ella gli camminava a fianco, ma colla fronte alta e con contegno orgoglioso. Tuttavia la turba degli altri schiavi la conosceva; molti volgevansi a sogguardarla, e mormoravano sommessamente tra loro, con una gioia mal celata di vederla in mezzo ad essi, creature cenciose e fameliche.
— «Oh, finalmente è venuta anch’essa!» disse uno di loro.
— «Eh! eh! eh! — soggiunse un altro. — Vedremo a che sarete buona, signora.»
— «La vedremo all’opera!»
— «Chi sa se questa sera avrà anch’essa la sua parte di frustate, come noi?»
— «Mi piacerebbe vederla anch’essa sotto la sferza!» dicea un altro.
La donna, senza badar punto a questi motteggi, proseguìa il suo cammino, colla stessa espressione d’alterigia e di disprezzo. Tom, che era sempre vissuto tra persone colte e ben educate, si accôrse subito, dalla sua aria e dal suo incedere, che ella apparteneva a quella classe; ma non sapea immaginarsi per quali circostanze fosse caduta in sì basso stato. La