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la capanna dello zio tom


confortare, alleviare li oppressi, non abbia, dopo morte, ottenuto da Dio di poter proseguire questo pio ministero?


    Oh è pur soave il credere
  Che spiriti immortali
Sopra serafiche ali.
Fidi ad antico amor,
    Sul nostro capo aggirinsi

Dopo la morte ancor!



CAPO XXXIII.


Cassy.


Tom comprese ben presto ciò che avea a sperare o a temere in quella sua nuova carriera di vita. Operaio attivo, intelligente, sapea riuscire in qualunque cosa che intraprendesse: per principio e per abitudine era fedele e zelante. Tranquillo, mansueto per natura, sperava, coll’instancabile sua diligenza, gli verrebbe fatto evitar gran parte dei mali che lo minacciavano nella sua nuova condizione di vita. Le scene di miseria, di oppressione che avea sott’occhio lo contristavano profondamente; ma egli avea risoluto di soffrir tutto con religiosa pazienza, di fidar sempre in Colui che giudica secondo giustizia; non senza speranza che, tosto o tardi, gli si aprirebbe una vita di scampo.

Legrée, che aveva notate seco stesso le eccellenti qualità di Tom, lo classificò tra i migliori operai; e sentiva, ciò non ostante, una secreta avversione per lui, l’antipatia naturale dei malvagi contro i buoni. Vedea aperto che quando trascorrea ad atti di brutalità, di violenza, come avvenìa spessissimo contro qualcuno di quegli infelici, Tom se ne risentiva; perchè l’atmosfera dell’opinione è così sottile, che ella può benissimo rivelarsi, anche senza l’aiuto della parola; e l’opinione, sia pur di uno schiavo, riuscia molesta al padrone. Tom avea dimostrato, in diversi modi, un sentimento di affetto, di pietà verso i suoi compagni di sventura, nuovo e strano per essi, che non era sfuggito all’occhio geloso di Legrée. Avea comperato Tom col disegno di farne, quando ben gli tornava, un ispettore, cui potesse, nelle sue brevi assenze, affidare gli affari della piantagione; e, a suo giudizio, il primo, secondo e terzo requisito per una tal ca-