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la capanna dello zio tom


— riprese la donna; — non bisogna parlar così; vado a riposarmi e a dormire finchè posso.»

Le donne si ritirarono nelle loro capanne; e Tom rimase solo, presso il fuoco, i cui ultimi barlumi rifletteansi sopra il suo volto.

La luna argentea, tranquilla, sorgea nel cielo sereno, e piovea i suoi raggi quieti, silenziosi, — simili, direi quasi, agli occhi di Dio quando si abbassano sopra una scena di miseria e di oppressione, — guardava tranquillamente il buon negro, che colle braccia incrociate sul petto, tenea la Bibbia sulle ginocchia.

— «Dio è qui?» Come è possibile che cuori ignoranti conservino la loro fede, al cospetto di tante crudeltà, di tanta ingiustizia, continua, palpabile? In quelle anime semplici si combatte una gran battaglia. Il sentimento dei propri dolori, la perdita d’ogni speranza più vagheggiata, la prospettiva di una esistenza sempre infelice, stringeano cuore e mente, come i cadaveri della moglie, dei figliuoli, degli amici, sollevati da un negro cavallone, si raccolgono intorno al naufrago già prossimo ad annegare! In cotal luogo, era facile il credere ancor qualche cosa, credere alla gran parola della Fede cristiana che Dio è, e che non abbandona chi in lui confida?

Tom, costernato, si levò in piedi, e si ritrasse nella capanna che gli era stata indicata. Il pavimento era ingombro di giacenti; e quella atmosfera soffocata, piena di miasmi, lo respingeva. Ma la rugiada della notte gli aggrezzava le membra, affaticate, indolentite; laonde, raccoltasi intorno alla persona una ruvida copertina, in cui consisteva tutto il suo letto, si sdraiò sulla paglia e si addormentò.

Nel sogno, sentì una voce soavissima che gli bisbigliava all’orecchio: parea siedesse sopra un erboso sedile nel giardino presso il lago Pont-chartrain, e che Eva, cogli occhi gravi, abbassati, gli leggesse il brano seguente della Bibbia:

«Quando traverserai le acque sarò teco e i fiumi non prevarranno su, te; quando passeggerai nel fuoco, non ti abbrucerai, nè la fiamma potrà offenderti menomamente, perchè io sono il Signore Iddio, il santo d’Israello, il tuo salvatore.»

Queste parole si allontanavano, morivano lentamente come note di musica celestiale, la fanciullina sollevò i suoi occhi pensierosi, li fissò teneramente sopra di lui, e un raggio di vita, di conforto ineffabile gli penetrò in cuore. Eva, quasi rapita da quella musica, parea si innalzasse sopra penne luminose, donde partian scintille dorate, tremolanti come stelle, e scomparve.

Tom si riscosse. Era un sogno? Si creda pur tale. Ma chi può dire che quella anima soave, giovinetta, che durante la sua vita mortale godea