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la capanna dello zio tom


giorno solo. Se tutti i piantatori fossero come quell’uno — ricominciava additando Legrée che gli dava le spalle; — quest’iniquo sistema precipiterebbe come una macina. Sì, è la vostra onoratezza, l’umanità vostra che autorizzano, proteggono la sua infame ribalderia.»

— «Avete, certo, un gran concetto della mia dabbenaggine — disse il piantatore sorridendo; — ma vi consiglierei a non parlar così forte, perchè possono trovarsi a bordo del piroscafo altre persone che non siano tolleranti quanto io. Sarebbe miglior partito tacere, finchè siate giunto nella mia fattoria; e là potrete divertirci tutti senza pericolo.»

Il giovane signore arrossì, sorrise; e ben presto posero amendue la loro attenzione ad un giuoco di scacchi. In questo mentre, un’altra conversazione avea luogo sulla parte inferiore del piroscafo, tra Emmelina e la mulatta con cui era incatenata. Come è ben naturale, si comunicavano a vicenda alcuni particolari della loro storia.

— «A chi appartenevate?» chiese Emmelina.

— «A certo signor Ellis, dimorante in Levee-street. Forse ne conoscerete la famiglia.»

— «Era buono con voi?» domandò Emmelina.

— «Buono finchè cadde ammalato. Stette infermiccio più di sei mesi, e divenne increscioso oltre ogni dire. Non mi lasciava riposare nè dì nè notte; e siccome, vinta dalla fatica, mi addormentai, montò sulle furie, minacciò di vendermi al peggior padrone che potesse trovare; e quando mi promise la libertà, morì.»

— «Avete qualche amico?» disse Emmelina.

— «Sì, mio marito, che è fabbro-ferraio. Il padrone gli dava a lavorare. Mi fecero partire in tanta fretta, che non ebbi nemmeno il tempo di rivederlo; e ho lasciato quattro figliuoli. Oh, me infelice!» esclamò la donna coprendosi la faccia colle mani.

Quando ascoltiamo qualche infelice a parlar de’ suoi mali, è istinto di natura cercar parole per consolarlo. Emmelina volea dir qualche cosa, ma non seppe trovar conforti. E che dire? Amendue, quasi per segreto consentimento, per ribrezzo indefinibile, rifuggivano dal far cenno dell’orribil uomo nelle cui mani eran cadute.

La religione ha consolazionì ineffabili anche per l’ore più crudeli. La mulatta apparteneva ad una chiesa di metodisti, non avea molta educazione intellettuale, ma uno spirito sincero di pietà. Emmellina avea ricevuto maggior istruzione; sapea leggere e scrivere; era stata ammaestrata nella Bibbia, per cura della pia ed affettuosa sua padrona. E tuttavia è duro cimento alla fede de’ cristiani anche più zelanti, il vedersi abbandonati, almeno in apparenza, alla malvagità più sfrenata! Ma questo prova quanto è più dura alla fede di pusilli così poveri di spirito, così teneri di età!